martedì 21 febbraio 2012

Ivanov di A. Cechov

Lebedev: ... la gioventù di oggi, sia detto senza offesa, è, come dire, acerba, stracotta, che Dio la benedica ... non sanno ballare, né discorrere, né bere come dio comanda ...
Avdot'ja Nazarovna: Beh, a bere sono tutti maestri se solo gliene si dà ...
Lebedev: saper bere non è poi un gran ché, anche un cavallo sa bere ... ma è a bere con arte che ti voglio

(atto II, scena III)

Sasha: Nikolaj Alekseevic, vi capisco. La vostra disgrazia è quella di essere solo. Bisognerebbe che accanto a voi ci fosse una persona che voi amaste e che vi capisse. Solo l'amore potrebbe rinnovarvi.
Ivanov: non ci mancherebbe che questo, Surocka! Che io, un vecchio galletto spennacchiato, intrecciassi una nuova storia d'amore! Proteggimi o dio da una sciagra così! No, mia cara ragazza, non è l'amore che conta. Parlo come davanti a dio, sopporterò tutto: l'angoscia, la psicopatia, la miseria, la perdita della moglie, la mia vecchiaia precoce, anche la solitudine, ma non sopporterò, non tollererò la derisione di me stesso. Muoio di vergogna al pensiero che io, uomo sano e forte, mi sono trasformato in un Amleto, in un Mefistofele, in un uomo inutile ...

(atto II, scena VI)

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