martedì 25 gennaio 2011

Lady Chatterley (2)

Sesso ridicolo:

... di quelle spinte dellenatiche che erano davvero un po' ridicole. Per una donna che prendesse parte alla faccenda, quella spinta delle natiche dell'uomo era estremamente ridicola. Di sicuro, in quella posizione e in quell'atto l'uomo era profondamente ridicolo!

(e lo abbiamo capito)

Lady Chatterley

Esempi di scrittura "sgrammaticata"

Simili al vento, soffiavano piccole raffiche di sole, stranamente luminose (1) e al limite del bosco illuminavano (2) le celidonie, che sotto i noccioli, rilucevano (3) gialle e brillanti. E il bosco era immobile, più immobile (2) del solito ...

... con le sue pietre chiazzate di verde, un verde (2) ... e vicino alla porta, alla porta (2) chiusa ... ma forse il realtà provavano piacere; forse in realtà provavano piacere (2) ad essere scossi dal vento.

Le ripetizioni contribuiscono all'aspetto ritmico e infatti sono più presenti nelle parti bucolico-idilliache (ma sono ripetizioni)

domenica 23 gennaio 2011

Hereafter

Anzitutto non è un film sulla morte ma su quello che i vivi pensano della morte. Un film dei vivi a contatto con la morte. L'argomento è interessante, l'approccio del tipo "c'è qualcosa dopo la morte" mi lascia indifferente. Il modo in cui Eastwood racconta però è da grande narratore (non a caso ci mette dentro Dickens). E' così negli ultimi suoi film, uno stile piano, quasi ottocentesco, da narratore di talento che ti prende per mano e ti porta dentro la storia.
Commozione quando Lonegan va a visitare la casamuseo di Dickens; commozione quando si vedono Londra, Parigi e San Francisco (mi sono piaciute tutte e tre, a tutte e tre sono affezionato). Bella e senza esagerazioni la scena dello tsunami.
Splendida colonna sonora.
Bellissima la scena di approccio-seduzione con uno bendato che assaggia il cibo che l'altro gli porge. Una "sottotrama" che serve a far vedere come Lonegan è destinato a rimanere solo finché usa i superpoteri ma è anche eccitante in se, con la lingua e le labbra di lei esitanti; altrettanto una sottotrama è la passione che Lonegan ha per Dickens, che serve a portarlo a Londra ma è anche significativa in sé.

Addio ai mondi

Addio mondi (o morti) sorgenti dal capitale
presto elevato a culto
ritmi ineguali del ciclo finanziario, noti a chi ci lavora
e impressi fin nei suoi sogni, non meno
dei budget cui ogni impiegato deve sottostare;
torrenti e flussi dai quali l'angoscia
non ti abbandona neanche la domenica;
flussi finanziari che come torrenti
perdìo
vedono i lavoratori sempre perdenti
come branchi di pecore pascenti;
addio!

(Ma tutto questo non vale: infatti non lo aveva scritto dopo, ma lo aveva scritto prima, in anni e anni di rimuginio. E su tutto quello che aveva fatto fino a allora gravava il fango amaro dell'attesa e della sconfitta)

Inizio

Seduto sul divano, attendevo seminudo che arrivasse il segno.
Non ero andato a lavorare, nell'attesa che mi venisse recapitato il segno.
Dalle stecche orizzontali della persiana i raggi del sole ancora obliquo delle undici del mattino filtravano e accecavano l'uomo davanti a me, rinchiuso dentro il televisore, tutto impegnato nella vendita di alcuni quadri, mi pareva di intuire nell'abbagliante riflesso della luce calda, e di alcuni oggetti di arredamento. Gridava, poi sussurrava, poi si lanciava in nuovi sungulti, facendo mulinare le braccia mentre le cravatta ondeggiava: "la vostra casa vi rispecchia? Rispecchia veramente e profondamente la vostra personalità? Un ospite che entrasse ora in casa vostra, riuscirebbe a capire dal solo aspetto che assume il vostro soggiorno, come si configura in linea di massima il vostro carattee? Quali sono le vostre inclinazioni, i vostri sogni più reconditi, le vostre passioni ...
Seminudo, mi guardo intorno: capirebbe un ospite quale sia la mia personalità, i miei sogni, le mie aspirazioni? Le mie inclinazioni?
Ed è come se la guardassi per la prima volta, questa stanza. E so che non è perché quell'imbonitore ha attratto magicamente la mia attenzione su quelle quattro pareti (...)

sabato 15 gennaio 2011

Herzen e Bokassa

Visto in cd il film, acquistato a Più libri più liberi. Le scene inziale e finale, credo influenzate dalle visioni psichedeliche diciamo di Burroughs, sono le cose migliori: il mondo infestato dai granchi che alla fine lo riempiono interamente - per stessa ammissione si tratta di un sogno: è il sogno del giornalista oggetto delle torture da parte di Bokassa; e nel finale la scimmia che fuma una sigaretta, immagine metaforica e bellissima della bestialità dell'uomo, con il giornalista che quasi implora il regista dietro la macchina da presa: interrompiamo qui, interrompiamo qui. La bestialità è alla fin fine il tema del film

giovedì 6 gennaio 2011

Cranach

Mostra di Cranach. Nudi femminili freddi e pallidi. Giuditte e Salomè vestite di tutto punto e vagamente sorridendi che tengono con tutte e due le mani un vassoio grigio con sopra sanguinolenta e con gli occhi semisbarrati - gli occhi dell'orgasmo e della morte - i loro Giovanni e Oloferne; Lucrezie simbolo di castità e purezza etica, ma nude, che mentre si conficcano il pugnale nel ventre (nello stomaco, per l'esattezza) finiscono per mostrare al polso l'unico oggetto che indossano, un meraviglioso bracciale incastonato di perle: morire sì, ma con stile.
Poi, da capire, Malinconia.
Poi, da non perdere, le scene di caccia al cervo.
Poi, per noi, Bacco con il grande tino, con bambini ebbri che dormono, stravaccati, o litigano, si azzuffano, mentre una donna sfatta serve loro da bere. L'età dell'argento e i selvaggi con i bastoni in mano che si picchiano, nudi, caprini, pallidi e lividi.
Tu la chiami passione. Ma è tale la passione se continuamente non fa che interrogarsi sul proprio futuro, sul proprio destino, sulle proprie prospettive?
No: e in effetti mi sono sbagliato. Tu non la chiami passione.

domenica 2 gennaio 2011

Amleto

Amleto: "I would not hear your enemy say so
nor shall you do my ear that violence
to make it truster of your own report
against yourself. I know you are no truant.
But what is your affair in Elsinore?
We'll teach you to drink deep ere you depart
(Atto primo, scena seconda)

Amleto: Il re veglia stanotte, fa baldoria,
alza il gomito e pesta nella giga,
e ogni volta che ingolla vin del Reno
tamburo e tromba sbraitano così
le sue vittorie ai brindisi.
Orazio: E' un'usanza?
Amleto: Sì, perdio, ma a mio avviso
benché sia nato qui e con tutto questo
nel sangue, è usanza che fa onore
più a romperla che a osservarla.
Questa bisboccia ottusa ci squalifica
a est, a ovest, nelle altre nazioni -
ci chiamano beoni, e ci insozzano il nome
con allusioni ai porci.
(Atto I, scena IV)

Amleto: Faceva i complimenti alla mammella prima ancora di succhiarla. Costui, e molti altri della sua covata che vedo coccolati da questa età di merda, non han fatto altro che imparare il blabla di moda, e per l'abitudine di bazzicarsi, una specie d'amalgama schiumoso che li fa barcamenarsi tra opinioni più vagliate e studiate. Ma "do but blow them to their trial, the bubbles are out"