giovedì 28 aprile 2011

Ibsen: da Hedda Gabler

Lovborg: Sì, Hedda, e il giorno in cui mi sono confessato a lei, in cui le ho raccontato ciò che allora nessuno sapeva, confidandole di aver passato giorni e notti in orge sfrenate, d'ogni genere. Si, giorni e notti intere! Oh! Hedda! Quale potenza era in lei che mi obbligava a farle quelle confessioni?
Hedda: crede che ci fosse una forza in me?
Lovborg: E come si potrebbe spiegare altrimenti? E tutte quelle domande indirette che mi faceva ...
Hedda: che lei comprendeva tanto bene.
Lovborg: come faceva a interrogarmi così, con tanta audacia?

H. Ibsen, Hedda Gabler, atto II

...

Tesman: bisogna che te lo confessi, Hedda: quando ebbe finito ho provato un cattivo sentimento.
Hedda: un cattivo sentimento?
Tesiman: mi sono sorpreso a invidiare Ejler Lovborg d'aver potuto scrivere quel libro. Immaginati, Hedda!
Hedda: sì, sì, m'immagino.
Tesman: e direo com'è che quell'uomo, dotato com'è, rimarra, ahimé! per un altro verso incorreggibile.
Hedda: vuoi dire che ha più coraggio degli altri nel godersi la vita?
Tesman: oh, mio dio, no. Ma vedi, non ha nessun ritegno nel godimento.

H. Ibsen, Hedda Gabler, atto III

...

Brack: era troppo ispirato ... e eccitato. E allora ha cambiato idea, ha accettato l'invito. Eh, disgraziatamente noi uomini non siamo fermi nelle nostre determinazioni come dovremmo essere.

H. Ibsen, Hedda Gabler, atto III

lunedì 4 aprile 2011

La casa dei Rosmer (II)

Rebecca (violentemente) : Voi non avete capito niente, se credete che io abbia agito sempre freddamente, come seguendo, punto per punto, un piano predeterminato. Voi non potete nemmeno immaginare quale lotta si svolgeva dentro di me e quanto io ne fossi lacerata. Dovete ammettere che c'è, in ognuno di noi, il predominio alterno di due opposte tendenze: io volevo, sì, liberarmi di Beate, ma nel mio intimo, credevo non ci sarei mai riuscita ... sentivo una voce dentro di me che a ogni piccola vittoria, mi scongiurava: "adesso, non più oltre ... fermati per carità ... basta ... basta" Ma non riuscivo a fermarmi ...c'era l'altra voce, dentro di me che mi suggeriva: "un altro passo ... ancora ... ancora un solo passo ... va, puoi spingerti ancora un poco più avanti! .e .. puoi continuare ... devi continuare ... non fermarti! Va! va ancora un poco ...

La casa dei Rosmer

Rebekka: Credo che quanto è avvenuto oggi c'era da attenderselo. Rosmer: Non in questo modo ... Rebekka: Perché no? Rosmer: Me l'aspettavo che, prima o poi, la nostra bella amicizia sarebbe divenuta preda di chi tutto insudicia e fraintende; ma non che questo venisse da parte di Kroll. No ... pensavo che avremmo dovuto difenderci da gente ottusa e meschina, spinta a misurare ogni vicenda umana, con il metro della propria ignominia e, da costoro soltanto, credevo che fosse prudente proteggere il nostro segreto ... ma avevp torto . H Ibsen, La casa dei Rosmer, atto II

Anitra selvatica

Relling: Questo mi risolleva molto, grazie. Debbo dire che questa notte, il mio amico s'è comportato in modo disgustoso! Gina: Ma è vero, signor Molvik? Molvik: Mettiamoci una pietra sopra, eh! Quello che m'è accaduto questa notte, lo sapete, è un fatto completamente estraneo alla parte migliore del mio io. Relling (a Gregers): Ha perfettamente ragione: improvvisamente è come se di lui si impadronisse una specie di frenesia che posso in parte controllare, accompagnandolo a fare bisboccia. In quei momenti, Molvik è invasato dal demonio. Gregers: Invasato? Relling: Esattamente come ho detto. Gregers (beffardo): Questa si, che è da ridere! Relling: E invece, ci rifletta! Le nature demoniache non seguono la dirittura della vita; di tanto in tanto necessita loro di scantonare ... lei, invece, resiste ancora, lassù, a fare quel mestieraccio? H Ibsen. L'anitra selvatica, atto III

Un nemico del popolo (II)

Stockman: Quando si va a combattere per la libertà e per la verità, non si dovrebbe mai mettere un vestito nuovo.

Un nemico del popolo

Sindaco: Non chiedo la tua gratitudine. Fino a un certo punto il mio stesso tornaconto mi consigliava di aiutarti. Migliorando la tua condizione economica speravo di guadagnare un qualche ascendente su di te. Stockman: Come? E' stato solo per il tuo tornaconto personale? Sindaco: Fino a un certo punto, ho detto. E' imbarazzante per un funzionario avere un parente che si compromette a ogni piè sospinto. Stockman: E questo era il caso mio? Sindaco: Lo è ancora purtroppo. E non te ne accorgi nemmeno. Tu hai la deplorevole mania di spifferare al pubblico ogni sorta di cose, possibili e impossibili. Appena hai un'idea,senti il bisogno di farne un articolo o un opuscolo. Stockman: E non è il dovere di un buon cittadino comunicare al pubblico le proprie idee? Specialmente se sono idee nuove? Sindaco: Il pubblico non ha bisogno di idee nuove. Ha bisogno delle idee che ha già, idee vecchie e sperimentate H. Ibsen, Un nemico del popolo, atto II

domenica 3 aprile 2011

Spettri, Ibsen, alcol

Engstrand: Dorme ancora a quest'ora? In pieno giorno? Regine: E ate che te ne importa? Engstrand: Ieri sera sono stato fuori a far baldoria ... Regine: Non stento a crederlo. Engstrand: Noialtri uomini siamo deboli, figlia mia ... Regine: Questo è vero! Engstrand: ... e innumerevoli le tentazioni di questo basso mondo. Eppure, stamattina alle cinque e mezza ero già a lavorare. H. Ibsen, Spettri, atto I

I pilastri della società (ibsen)

Console Bernick: Sì, Lona, quella voce salvò la nostra ditta e mi fece diventare quello che sono. Signorina Hassel: Dunque una menzogna ti ha fatto quello che sei. Console: A chi poteva nuocere, allora? Johan non pensava affatto di ritornare. Hessel: Non danneggiava nessuno? Guarda dentro te stesso e dimmi se non ne hai sofferto. Console: Guarda nell'anima di qualunque uomo, e in ciascuno troverai un punto nero che è bene nascondere. Hessel: E tu e i tuoi simili vi proclamate pilastri della società? Console: La società non ne ha di migliori. Hessel: E che importa che questa società abbia o no dei pilastri? H. Ibsen, I pilastri della società, atto III